La storia delle saline trapanesi è antichissima e si fa risalire probabilmente al popolo dei Fenici circa tremila anni fa.
L’origine non è certa in quanto mancano testimonianze materiali, tuttavia è lo stesso paesaggio fenicio a suggerirci che la produzione e commercializzazione del sale fu una componente fondamentale della loro economia, dal momento che i loro insediamenti furono realizzati lungo le zone costiere sia in Oriente che in Occidente e in particolare in questo estremo lembo della Sicilia.
Per buona parte del primo millennio a.C. questo antico e glorioso popolo di commercianti e navigatori deteneva il monopolio dell’oro bianco, ritenuto indispensabile sia come integratore alimentare sia nei processi di conservazione del pescato (pesce azzurro: sgombro e tonno, pescato nel mare circostante l’isola di Favignana dinanzi a Trapani) e delle carni o della concia delle pelli.
L’arte del corallo a Trapani
La lavorazione più antica del corallo a Trapani era caratterizzata dalla produzione di grossi grani di corallo.
Nel XV sec la lavorazione del corallo è esercitata da artigiani ebrei e i corallari erano circa 50 (cristiani).
Un significativo impulso veniva tuttavia offerto all’arte del corallo nel XVI sec dal nuovo metodo di lavorazione con il bulino introdotto da Antonio Ciminello (maestro), che consentiva di realizzare sculture dalla raffinata perizia tecnica e dalla notevole perfezione estetica, anche se di minuscole dimensioni. All’ingegnoso Ciminiello è stato attribuito il gruppo in corallo di Susanna e i vecchioni.
I corallari trapanesi prima si organizzarono in consolato, e poi in maestranza nel 1555. I più antichi capitali della maestranza del 1628-1633 comprendevano sia semplici maestri corallari, sia scultori in corallo.?
Nel 1570 l’arte aveva raggiunto alti livelli artistici, come dimostra la famosa Montagna di corallo. La composizione contava ben 85 figure (oggi perduta) che raffiguravano diverse scene della vita di Cristo e figure di santi.
La lavorazione trapanese del corallo si mostra nelle sue forme più caratteristiche nella realizzazione di quelle pregiate composizioni che prevedono le sapiente unione del rame dorato con il corallo.
La più antica tecnica è detta a retro-incastro. Essa consiste nell’inserimento nel rame di piccoli elementi di corallo levigato. Fissati con pece nera, cera e alcuni con tela. L’opera sul retro veniva poi rifinita con un'altra lastra di rame dorato preziosamente decorata ad incisione.